Progetto realizzato con il contributo di
Untitled (The Asylum Seeker ) Project
(By Caterina Lorenzetti)
L’idea trainante de La Stanza Emozionale è quella di dare la possibilità alle persone di immergersi in esperienze migratorie che non proveranno mai, ma che siamo convinti possano risultare in un vissuto emotivo che aiuta a superare gli stereotipi e i pregiudizi che alimentano le discriminazioni razziali.
Abbiamo quindi chiesto a Caterina Lorenzetti di declinare il suo progetto fotografico “Untitled – The Asylum Seeker” in uno spazio speciale dal vivo e, nell’incertezza dell’evolversi del Covid-19, in uno spazio virtuale sul web.
Abbiamo quindi cercato di ricreare l’idea di base di Untitled: non una mostra fotografica da osservare passivamente, ma una vera installazione dove i visitatori interagiscono con i video, alzano il velo posto sulle fotografie, prendono in mano le box per riuscire a scorgere le fotografie racchiuse.
Alla fine dell'estate 2017, tra Genova e Parigi ho iniziato a fare parte di diversi progetti con
le persone migranti.
Uno di questi includeva la distribuzione di beni di prima necessità alle
persone che vivevano negli accampamenti lungo la Senna Parigina.
Durante vari incontri, si sono stretti dei legami di amicizia e nella volontà di fare qualcosa insieme ho proposto ad alcuni di loro dei laboratori fotografici partecipativi.
Così è iniziato il primo progetto, “My Piece of Home”. Sviluppando una riflessione attorno
al tema della casa e dell’auto-rappresentazione, ognuno creava un’immagine fotografica
di sè tramite la ricostruzione di uno spazio.
Ogni luogo raccontato tramite degli oggetti
simbolici, a volte facendo comparire la propria presenza fisica utilizzando la tecnica
dell’autoritratto.
Tramite la comprensione tecnica del mezzo fotografico a pellicola,
l’obbiettivo era quello di riappropriarsi ed identificarsi in qualche modo all’interno di quello
che era il loro spazio abitativo temporaneo, creare un senso di appartenenza.
La storia va avanti, il 26 febbraio 2018 ho conosciuto tre ragazzx minorennx, Naby,
Adama e Ismaël. Tutti e tre non accompagnatx ed ingiustamente respintx dalla croce
rossa per mancanza di documenti attestanti la loro minore età.
(Sulla base delle osservazioni condotte per diversi mesi all'inizio del 2018, l'ONG Human Rights
Watch è giunta alla conclusione che "il trattamento di molti minori non accompagnati a Parigi, che
cercano di ottenere la conferma del loro status, è arbitrario, nega il loro diritto di essere ascoltati in
modo equo e non rispetta l'obbligo di dare la priorità al superiore interesse del bambino ”come il
ricovero e l'assistenza medica
assistenza.)
Il progetto d’installazione Untitled (The Asylum Seeker) nasce così, dall’incontro con delle
persone che la nostra società, ed il nostro sistema Europeo tutto, rifiuta; dal bisogno di
denunciare, trovare forme di dialogo, punti d’incontro.
Per otto mesi ho scattato foto attorno al nostro stare insieme.
Con il loro consenso, alcuni dei nostri momenti di vita insieme sono diventati un modo per
contrastare l’alienazione e la disumanizzazione a cui queste persone tocca far fronte.
L’installazione è pensata su tre aree, tre stanze simboliche che dovrebbero
accompagnare il pubblico in un percorso di presa di coscienza.
L’interattività con tutti gli oggetti installati giocano un ruolo fondamentale nella
comprensione di ciò che viene denunciato.
La resistenza e l’alleanza: un'intervista a Caterina Lorenzetti
Dopo l’uccisione di George Floyd negli USA, il mondo ha visto masse di persone che si
riprendevano le strade pretendendo giustizia e pace per tutte le soggettività razzializate. Il
movimento statunitense Black Lives Matter, fondato in seguito all’uccisione del 17enne
Trayvon Martin da parte di George Zimmerman nel 2013, si diffonde fuori dai confini USA,
favorendo la nascita di movimenti di resistenza nera.
A Genova viene fondata l’associazione BeWoke da Maimouna Gueye, ragazza Senegal
italiana di 23 anni. Per la prima volta, Genova vede la nascita di un movimento
antirazzista fondato e portato avanti da persone razzializate. Insieme a lei altrx giovanx si
uniscono alla lotta. La loro missione è quella di chiarire che cosa significa Antirazzismo.
Tramite eventi culturali-artistici, contaminano gli spazi portando un discorso politico che
vuole creare coscienza e resistenza nelle comunità Afro-Europee di Genova e alleanza
costruttiva tra soggetti privilegiati e soggetti razzializzati.
Questa estate ci sono state diversi momenti di confronto in piazza dove si è cercato di
avere un dialogo rispetto a che cosa significa essere antirazzista, che cosa significa
combattere il razzismo.
Si è sottolineata l’importanza di mettersi in discussione perché siamo tuttx filglx di un
sistema oppressore, una società razzializzata dove il razzismo sistemico ha un impatto su
tutto - l’educazione/apprendimento, la sanità, il lavoro, le relazioni.
Quando non si è in grado di cogliere lo stato di problematicità esistente, è perché
probabilmente si è in una posizione di privilegio.
Si solleva pertanto l’importanza di riflettere da biancx sull’approccio comunicativo e
relazionale; A partire dall’utilizzo del classico “secondo me” che niente’altro fa che
spostare l’attenzione e allontanarla dal gruppo oppresso in questione.
Supportare la lotta significa non sovra-determinare in nessun momento la voce di chi
l’esperienza razzista la vive nella quotidianità sul proprio corpo.
“Non è proprio così ; “Non ne avevo idea” ; “Non è colpa mia” ; “Non era mia l’intenzione”.
Tutte frasi che spesso indicano da parte della persona privilegiata una negazione del
razzismo, il cosa detto White Fragility inteso come il senso di disagio e l’atteggiamento
difensivo di cui le persone bianche si armano quando messi a confronto con informazioni
riguardati ingiustizia ed ineguaglianza razziale.
In questo contesto espositivo, trovo importante e fondamentale farmi dell’autocritica.
Oggi, il mio approccio narrativo sarebbe differente. guardano questo progetto, creato due
anni fa, mi rendo conto che pur partendo dalla volontà di essere solidale, il risultato e'
pericolosamente al limite di un approccio pietista ed in qualche modo eroico, entrambi
atteggiamenti tipici del White Savior (salvatore bianco). In qualche modo, Autoproclamandomi
salvatrice, mettevo in ombra l’autodeterminazione dei soggetti che ho
ritratto.
Questo elemento mancante e' fondamentale nel discorso politico-sociale
d’integrazione e nelle rivendicazioni delle soggettivita' razzializzate.
Il mio scopo rimane
sempre lo stesso: fare una critica e lanciare una provocazione nei confronti del sistema di
cui faccio parte.
La metodologia e' differente: devo prima partire da me stessa in quanto
persona bianca per poter distruggere il sistema razzista, colonialista e imperalista in cui
viviamo.
Come bianchx dobbiamo imparare a farci da parte, ascoltare attivamente e decostruire il
nostro senso di allenanza, e antirazzismo. Le persone che vivono delle oppressioni
necessitano di avere la possibilità di creare spazi sicuri in cui ci si possa prima di tutto
auto-determinare, non di persone estranea a quell'oppressione che raccontino la loro
storia.
Da alletx biancx essere complice significa studiare, mettere in questione i nostri buoni
principi di solidarietà, restare in ascolto e supportare laddove viene richiesto.
Mentre non potremmo mai sapere che cosa significhi viversi l’oppressione razziale ,
possiamo invece sapere quanto siamo privilegiati, perché il privilegio lo viviamo ed è
importante riconoscerlo su tutti i livelli possibili.
Giovedì 24 settembre 2020 ore 18 inaugurazione della mostra fotografica "UNTITLED (The Asylum Seeker)" di Caterina Lorenzetti
La mostra è rimasta aperta al pubblico fino al 5 ottobre presso lo Spazio 21 Via Maggio 6 (ex-Ospedale Psichiatrico di Quarto). Lo Spazio 21 è un prezioso spazio socio-culturale dove affrontare il tema della salute come intersezione di esperienze diverse, dove i temi dell’urbanistica, dell’architettura, della salute, della socialità, dell’arte e della democrazia urbana di possano arricchire reciprocamente in senso multidisciplinare e per il bene comune.